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Percorso iperspecialistico per linfedemi
Il linfedema è la malattia che colpisce linfa e sistema linfatico. Ma cos’è la linfa e cos’è il sistema linfatico?
La linfa è un fluido incolore parzialmente opalescente, molto simile al plasma sanguigno: scorre nei vasi linfatici e trasporta linfociti e altri globuli bianchi, oltre che scorie e detriti cellulari insieme con batteri e alte quantità di proteine.
Ma da dove origina la linfa? Il sangue non viene a contatto diretto con le cellule degli organi e dei tessuti dell’organismo, ma filtra attraverso la parete dei vasi sanguigni e diventa fluido interstiziale: è questo che viene a contatto con le cellule di organi e tessuti per fornire sostanze nutrienti e ossigeno. La linfa è il liquido che si forma quando il fluido interstiziale entra nei vasi linfatici e viene spostata lungo questa rete vasale mediante contrazioni intrinseche o per via della compressione estrinseca dei vasi linfatici operata dai tessuti esterni (ad esempio, le contrazioni dei muscoli scheletrici). Questi collettori giungono e si dipartono dai linfonodi (circa 500-600 nella specie umana) disposti a gruppi o catene: il linfonodo è una raccolta organizzata di tessuto linfoide, che ha il compito di filtrare la linfa e immagazzinare leucociti per combattere infezioni e malattie, quindi rilasciarla in un vaso efferente, fino alla confluenza nella vena succlavia alla base del collo.

PERCORSO LINFEDEMA
Cosa accade quando questo organizzatissimo sistema di drenaggio si ammala?
Il cattivo funzionamento o l’interruzione del sistema linfatico comporta l’incapacità di far defluire correttamente i liquidi dalla periferia al sistema venoso centrale: i fluidi interstiziali andranno progressivamente ad accumularsi perifericamente causando il caratteristico gonfiore chiamato “linfedema”.
ll linfedema è una patologia abbastanza diffusa, anche perché oggi sono molto frequenti alcuni trattamenti terapeutici chirurgici e radiologici che comportano tra i propri effetti collaterali questa condizione.
Il linfedema può essere eziologicamente di tipo primario o secondario: primario, quando si riconosce una causa di ipoplasia o aplasia del sistema linfatico, e secondario, quando è presente una ostruzione o distruzione dei vasi linfatici secondaria ad altra patologia.
- LINFEDEMA PRIMARIO
Il linfedema primario è la causa meno frequente di linfedema, si presenta in soggetti di età variabile ed è ereditario, con caratteristiche fenotipiche diverse.
- Linfedema congenito. Compare entro i 2 anni di età ed è dovuto esclusivamente ad aplasia o ipoplasia (mancato o ridotto sviluppo) genetica del sistema linfatico. Tipica la malattia di Milroy.
- Linfedema precoce. Compare fra i 2 e i 35 anni, tipico nelle donne in fase di menarca o inizio gravidanza.
- Malattia di Meige. Compare precocemente ed è geneticamente familiare, trasmesso in modalità autosomica dominante.
- Linfedema tardivo. Compare dopo i 35 anni, sono forme familiari sporadiche a base genetica sconosciuta e presentano quadri meno gravi del linfedema precoce.
- Forme associate ad altre sindromi genetiche. Ritroviamo linfedemi prominenti nella sindrome di Turner, nella sindrome di Hennekam e nella sindrome delle unghie gialle.
- LINFEDEMA SECONDARIO
Il linfedema secondario è successivo ad una ostruzione o distruzione dei vasi linfatici ed è in assoluto la causa più frequente della malattia.
- Chirurgia demolitiva: in particolar modo per rimozione dei linfonodi nell’ambito del trattamento di carcinomi
- Radioterapia: specialmente a livello ascellare o inguinale
- Ostruzione del sistema linfatico per invasione diretta da parte della neoformazione
- Traumi tali da provocare un danno o una distruzione del sistema linfatico
- Filariosi linfatica, parassitosi rarissima alle nostre latitudini, ma molto frequente nei Paesi in via di sviluppo
- Insufficienza venosa cronica arti inferiori: può condurre nel tempo a trasudazione di linfa nell’interstizio con genesi di un linfedema di grado moderato-lieve.
Si deve sottolineare come, nonostante l’enorme progresso degli ultimi anni riguardo le tecniche chirurgiche oncologiche e radioterapiche, il linfedema rimanga una complicanza particolarmente frequente. I tumori che con più frequenza danno linfedema sono: mammella, utero, ovaio, prostata, linfoma, melanoma.
Nelle donne operate di tumore al seno, si stima che svilupperà linfedema, negli anni successivi, il 25% di quelle sottoposte ad intervento chirurgico di dissezione dei linfonodi ascellari ed il 5% di quelle e a cui è stato asportato esclusivamente il linfonodo sentinella.
Nei pazienti sottoposti ad intervento di dissezione dei linfonodi inguinali, pelvici ed addominali (ad esempio per carcinomi dell’apparato urinario o ginecologici) il 40% svilupperà linfedema; se oltre all’asportazione dei linfonodi si rende necessario effettuare un trattamento radioterapico, la probabilità di sviluppare linfedema aumenta in modo esponenziale.
La sintomatologia
Il linfedema è caratterizzato dalla presenza di edema, ovvero gonfiore, che può interessare uno o più arti (braccia e gambe), anche se in genere è monolaterale.
La gravità dell’edema si classifica in stadi in base alle caratteristiche dello stesso secondo l’International Society of Lymphology:
- Stadio 0 “sub-clinico” o “latente”: non viene osservato alcun incremento di volume nonostante il trasporto linfatico sia già alterato. In questa fase non vi sono segni clinici di linfedema e generalmente i pazienti sono asintomatici
- Stadio 1 “reversibile”: presenza di edema improntabile (fovea) e la zona interessata spesso ritorna normale al mattino dopo riposo notturno
- Stadio 2 “spontaneamente irreversibile”: presenza di edema non improntabile con un’infiammazione cronica che genera fibrosi dei tessuti
- Stadio 3 “irreversibile”: edema non improntabile e di consistenza duro lignea per via della fibrosi irreversibile dei tessuti molli.
Il quadro linfoedematoso tende in genere ad aggravarsi in estate, prima dell’arrivo della mestruazione o mantenendo per molto tempo l’arto in posizione declive (posizione in piedi e seduta).
Il paziente riferisce una sensazione di pesantezza, gonfiore, tensione della pelle, senso di bruciore, fastidio, facile affaticamento degli arti interessati e in qualche caso di prurito e dolore a tutto il segmento di arto interessato, sintomi tanto più importanti quanto più esteso è il linfedema.
L’edema può causare impaccio al normale movimento dell’arto interessato, fino ad una compromissione significativa della funzionalità quando sia coinvolta anche una zona peri-articolare.
Ragguardevole è il coinvolgimento emotivo e di relazione per la disabilità da linfedema, ancor più se derivante da trattamento medico o chirurgico per patologie oncologiche.
Le complicanze
La complicanza più frequente in un arto linfedematoso è la linfangite. E’ la reazione infiammatoria secondaria ad una infezione batterica, che riconosce la porta di entrata da micro-lesioni cutanee sia a livello delle pieghe delle dita, dalla macerazione delle pieghe cutanee o da piccole ferite, spesso causate da grattamento per la sensazione di prurito. L’infezione riconosce sia agenti batterici (streptococchi e stafilococchi) sia agenti fungini. L’arto interessato è francamente dolente ed appare caldo ed arrossato: si possono apprezzare delle strie di colore rosso vivo che risalgono dalla porta d‘entrata dell’infezione verso la prossimalità dell’arto e spesso si associa una linfo-adenopatia, con ingrossamento più frequentemente dei linfonodi inguinali e ascellari. In questi casi si parla di erisipela. Se il trattamento non è sollecito e adeguato si possono avere bolle cutanee ripiene di siero, fino a delle vere e proprie ulcerazioni.
La diagnosi
La diagnosi clinica è la più frequente nei casi di linfedema primario, data la facile riconoscibilità all’esame obiettivo del quadro clinico, caratterizzato dall’edema dei tessuti molli in tutto il corpo e sulla base anamnestica familiare. Il passo successivo è la ricerca laboratoristica delle mutazioni genetiche. Fondamentale per ottenere una DIAGNOSI CERTA affidarsi a professionisti esperti, come chirurghi vascolari, coadiuvati da strumentazioni all’avanguardia come gli ecocolordoppler.
La diagnosi nel linfedema secondario si affida sempre, all’inizio, ad una valutazione clinica ed alla raccolta anamnestica, per conoscere se siano già presenti una diagnosi e una eziologia evidenti. Successivamente si ricorre ad una serie di indagini specifiche per localizzare le sedi di ostruzione linfatica.
Il trattamento
Obiettivo delle terapie è di aiutare il malato a continuare la propria vita sociale e lavorativa, mantenendo una normale motilità e funzionalità dell’arto o degli arti interessati, dominando il dolore e superando le difficoltà psicologiche di relazione sociale.
- Chirurgico
Nella stragrande maggioranza dei casi il trattamento del linfedema è di tipo conservativo. Solo in casi rari e molto selezionati si eseguono interventi chirurgici in micro-chirurgia di anastomosi linfo-venose e trapianto di linfonodi. Questi interventi, ad oggi, hanno risultati a distanza abbastanza controversi.
L’intervento di liposuzione, invece, appare necessario quando l’accumulo sottocutaneo di tessuto adiposo diventa un ostacolo alla funzionalità dell’atto.
- Sintomatico: le misure preventive:
- Igiene dell’arto (cura estrema della cute e delle unghie)
- Uso di creme o olii per mantenere la cute ben idratata
- Usare particolare attenzione nel trattamento di taglietti o screpolature della pelle per prevenire le infezioni
- Mantenere ben asciutte le plicature cutanee e gli spazi interdigitali di mani e piedi per evitare macerazione dei tessuti e quindi infezioni
- Evitare detergenti particolarmente aggressivi
- Evitare sforzi fisici eccessivi, abiti stretti, indumenti che possano creare situazioni di “laccio”come calze con elastici stretti o ginocchiere, gioielli come bracciali o orologi stretti
- Se si effettuano lavori con rischio di lesioni (giardinaggio, cucina, cucito,…) indossare sempre guanti e/o calzature adeguate
- Evitare di applicare il bracciale della pressione sull’arto linfedematoso
- Evitare puntura di aghi per prelievi o infusioni endovenose sull’arto malato
- Evitare la vicinanza con fonti di calore
- Cambiare posizione seduta dopo non più di 30 minuti
- Evitare di portare pesi (anche la borsetta) sul braccio affetto da lifedema
- Evitare di mantenere per lungo tempo la posizione seduta con gli arti accavallati
- Evitare i movimenti e le posizioni che possano aumentare l’accumulo di liquidi distalmente (roteare o oscillare l’arto velocemente, lasciarlo libero di cadere)
- Evitare l’aumento di peso
Trattamenti specialistici
- Contenzione elasto-compressiva
- Drenaggio linfatico manuale
- Pressoterapia
- Bendaggi multi strato
- Fisioterapia
- Bendaggi compressivi elasto-adesivi con bende all’ossido di zinco o ittiolate.
La prognosi
Una guarigione definitiva del linfedema conclamato è difficile e abbastanza rara. Lo sforzo massimo che si richiede sia al paziente che ai medici e terapisti che lo seguono è di concentrarsi sulle misure preventive per ridurre al minimo i rischi di complicanze e di seguire accurati protocolli di fisioterapia e farmacologici per arrestare o ridurre significativamente la progressione della malattia. Protocolli che prevedono controlli periodici medici con lo specialista angiologo e fisiatra, trattamenti mirati periodici con fisioterapisti appositamente preparati, una diagnostica accurata e possibilmente poco invasiva per il monitoraggio delle evoluzioni, la compliance alle terapie mediche e alle abitudini di vita.
Percorsi Iperspecialistici
Il trattamento riabilitativo del linfedema (TECNICA VODDER)
Il sintomo predominante è il gonfiore con conseguente sensazione di pesantezza, tensione, insensibilità. Inoltre si riscontrano dolore, prurito, facile affaticamento degli arti interessati, diminuzione della normale mobilità di questi, modificazioni e alterazioni del colore della cute.
Per migliorare i sintomi del linfedema è raccomandato un intervento riabilitativo precoce e mirato in modo da prevenire l’insorgenza e/o l’aggravamento delle complicanze anatomo-funzionali successive all’intervento chirurgico.
La terapia cardine nel trattamento del linfedema è il linfodrenaggio manuale con o senza bendaggio funzionale.
LINFODRENAGGIO MANUALE
E’ una tecnica fisioterapica che favorisce il drenaggio della linfa attraverso la ritmicità del movimento e la leggerezza, quasi sfiorante, delle mani dell’operatore. Ogni seduta ha la durata che va dai 30 ai 90 minuti a seconda del distretto da trattare. Il linfodrenaggio manuale deve essere eseguito con un preciso ordine e secondo sequenze prossimo distali codificate, che rispettino il decorso dei vasi linfatici superficiali o profondi, indirizzando la linfa verso le stazioni linfonodali di competenza di un determinato distretto linfatico. I movimento devono essere armonici, ritmati e lenti al fine di rispettare la fisiologia del deflusso linfatico.
Il trattamento ha lo scopo di ridurre il volume dell’arto interessato e migliorarne la funzionalità, alleviare i sintomi, prevenire l’ulteriore ristagno di linfa e l’insorgenza di infezioni.
LINFODRENAGGIO TRAMITE BENDAGGIO
Al trattamento manuale si può associare il bendaggio multistrato.
Il bendaggio dell’edema è un altro procedimento che consiste nell’applicare un bendaggio grazie al quale aumentare la velocità di circolazione della linfa e del sangue riducendo così l’edema.
Le bende utilizzate sono elastiche e la memoria dell’elastico mantiene una pressione costante quando a riposo ma favorirà l’espansione muscolare a lavoro.
Obiettivo della riabilitazione è quello di favorire il recupero delle attività della vita quotidiana dopo l’intervento chirurgico, prevenire e trattare gli esiti derivanti dai diversi trattamenti, promuovere la qualità di vita della paziente.
La prognosi
Una guarigione definitiva del linfedema conclamato è difficile e abbastanza rara. Lo sforzo massimo che si richiede sia al paziente che ai medici e terapisti che lo seguono è di concentrarsi sulle misure preventive per ridurre al minimo i rischi di complicanze e di seguire accurati protocolli di fisioterapia e farmacologici per arrestare o ridurre significativamente la progressione della malattia. Protocolli che prevedono controlli periodici medici con lo specialista angiologo e fisiatra, trattamenti mirati periodici con fisioterapisti appositamente preparati, una diagnostica accurata e possibilmente poco invasiva per il monitoraggio delle evoluzioni, la compliance alle terapie mediche e alle abitudini di vita.
IL PERCORSO PAZIENTE (LINFEDEMA)
Il percorso specialistico

Il paziente viene sottoposto a specifici test medici o ortopedici per ottenere un preciso inquadramento diagnostico, eventualmente coadiuvato da esami strumentali specifici (come Rx, Risonanza Magnetica, Tac, Esami di Laboratorio,…).
Il Fisiatra, dopo aver inquadrato il caso specifico, può optare per una strada farmacologica (per os o infiltrativa), o per una strada riabilitativa.

Il paziente viene sottoposto a test fisioterapico-ortopedici e funzionali specifici per patologia così da comprendere il livello di dolore, di restrizione di movimento e di performance del rachide.

Obiettivo di questa fase è quello di diminuire il dolore del paziente, diminuire il livello di infiammazione e recuperare la mobilità globale e specifica del rachide. Il fisioterapista, in questa fase, abbina alle proprie competenze manuali l’efficacia di terapie strumentali innovative ad alta potenza (utilizzabili solo da personale sanitario) come Tecar, Laser YAG ad alta potenza, Ultrasuono, Crioterapia, Neuromodulazione, FMS (Functional Magnetic Stimulation), così da raggiungere gli obiettivi prefissati nel minor tempo possibile e migliorando, così, la condizione del paziente nel breve periodo.
Inoltre, per abbreviare ulteriormente i tempi di recupero, può essere necessario l’utilizzo delle Onde d’urto. La nostra strumentazione Stortz è di ultimissima generazione e all’avanguardia e presso il nostro Poliambulatorio utilizzata solo da personale medico esperto.

Obiettivo di questa fase è il recupero del tono muscolare di base (perso a causa della restrizione di movimento) e il recupero di controllo e coordinazione (core stability). Il fisioterapista propone specifici esercizi coadiuvati da strumentazioni all’avanguardia come Laser con feedback visivo, FMS (Functional Magnetic Stimulation) e Macchine Isoinerziali, abbinando così al trattamento antinfiammatorio il rinforzo specifico.

Al raggiungimento degli obiettivi prefissati in FASE 2 e FASE 3 (confermati da specifici test per patologia) il paziente è pronto ad iniziare il recupero vero e proprio del movimento. In questa fase alla figura del fisioterapista si associa quella del Laureato in Scienze Motorie, i quali sottopongono il paziente a specifici test dinamici e funzionali necessari per impostare un percorso di recupero motorio graduale e personalizzato. In questa fase, inoltre, può essere inserita la figura dell’Osteopata, fondamentale per recuperare l’equilibrio funzionale del corpo e rimuovere i compensi secondari.

Arrivato a questa fase il paziente è da considerarsi riabilitato. I test depongono a favore del reinserimento all’attività sportiva specifica o all’attività quotidiana. Questa fase è completamente gestita dal Laureato In Scienze Motorie che lavora sul gesto atletico specifico, così che il paziente ritorni alla propria attività senza particolari preoccupazioni, avendo già provato tutti i gesti sportivi e non e con buone competenze fisiche, muscolari e cardiovascolari.

Al termine del percorso il paziente viene sottoposto nuovamente a test specifici per verificare la sua condizione prima della “dimissione” finale. Al termine di ogni percorso viene rilasciata la “SCHEDA ESERCIZI” che permetterà al paziente di proseguire con un’attività di mantenimento domiciliare, oltre ai consigli utili per la sua quotidianità e l’eventuale controllo in follow-up.

In alcuni casi, soprattutto in caso di cronicità, per mantenere i risultati ottenuti viene consigliato uno dei corsi proposti dalla struttura, così da proseguire in gruppo una attività motoria mirata e supervisionata.
Uno staff d'eccellenza
Chi si prenderà cura di te?
Scopri i professionisti di FisioMediLab che ti guideranno attraverso il tuo percorso di guarigione.

DOTT. DAVIDE SALATI – RESPONSABILE FISIOTERAPIA

DOTT.SSA LORENZA GUALDI – RESPONSABILE FISIOTERAPIA (RE)

DOTT. MICHELA MULAS

DOTT. SAMUELE MESSORI

DOTT. FEDERICO REGGIANI

DOTT. FRANCESCO MAZZUCHELLI

DOTT. FRANCESCA LAURIOLA

DOTT.SSA CRISTINA MELIOLI

DOTT. DAVIDE CRISTAUDO

DOTT.SSA GIADA GUIDETTI

DOTT.SSA FRANCESCA CRACCO

DOTT.SSA GIULIA PENNACCHI

DOTT.SSA ALICE GIROLDINI

DOTT.SSA MARTINA BASSOLI

DOTT. SIMONE STANZANI – RESPONSABILE FISIOTERAPIA (RIO)

DOTT.SSA GIULIA BOVE

DOTT.SSA SOFIA FERRARI

DOTT. MATTIA PICCININI

DOTT. MATTEO PENNESTRI’
